Il tribunale del Riesame ha rigettato l’istanza di scarcerazione presentata dai legali di Laura Bonafede, la maestra di Campobello di Mazara figlia del boss del paese, sentimentalmente legata al capomafia Matteo Messina Denaro, arrestata il 13 aprile con l’accusa di aver coperto la latitanza del padrino. Bonafede rispondeva dei reati di favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena. L’indagine è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Gianluca De Leo e Piero Padova. Il nome dell’insegnante è venuto fuori nel corso delle indagini sulla latitanza del padrino. La maestra sarebbe stata, dunque, uno dei perni intorno al quale ha ruotato la clandestinità di Messina Denaro già a partire dalla metà degli anni ’90. Cugina del geometra Andrea Bonafede che ha prestato l’identità al boss, cugina del dipendente comunale, anche lui di nome Andrea Bonafede, che ha provveduto a fargli avere le ricette mediche necessarie alle terapie da affrontare per le cure del cancro, e di Emanuele Bonafede, uno dei vivandieri del padrino arrestato insieme alla moglie, la maestra è sposata con il mafioso ergastolano Salvatore Gentile, in cella per aver commesso due efferati omicidi su ordine proprio di Messina Denaro. La procura aveva chiesto l’arresto anche della figlia della Bonafede, ma il gip ha respinto l’istanza.