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martedì, Novembre 12, 2024

“Storia di una capinera” di Giovanni Verga

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Giulia1“Tante cosa ti vorrei dire,che mi affollano la mente e mi si gonfiano in cuore,e che diventano fredde e sciocche sulla carta. Questo solo ti dico, che ti ho sempre dinnanzi agli occhi, e ti accompagno in ogni ora della tua giornata e sento che mi manca la più cara e la miglior parte di me stesso”. – G. Verga- Storia di una capinera è un romanzo epistolare scritto da Giovanni Verga nel 1869. La storia che viene narrata è quella di Maria, rimasta orfana di madre da bambina e rinchiusa all’età di sette anni in un convento di Catania, destinata a diventare monaca di clausura per motivi di indigenza economica. Ma un giorno le cose cambiano e, causa dell’epidemia di colera che nel 1854 colpì la città siciliana, Maria ha l’occasione di trasferirsi nella casetta del padre a Monte Ilice e vivere così con la famiglia. Il primo periodo viene vissuto da Maria con grande spensieratezza e gaiezza, infatti Monte Ilice rappresenta tutto l’opposto dell’ambiente claustrale da lei conosciuto e l’unica preoccupazione della ragazza è quella di dover tornare alla vita angusta del convento. A poca distanza dalla casa di Maria, abita la famiglia Valentini, molto amici della sua famiglia e con i quali trascorrono parecchio tempo. Maria diventa così amica intima di Annetta, figlia dei Valentini e sua coetanea. Conosce anche il figlio maggiore, Antonio, che tutti chiamano Nino. I giorni passano e Maria trascorre le sue giornate spensierate insieme alla sua famiglia e a quella dei Valentini, ed è cosi che la giovane ragazza ha l’occasione di avvicinarsi sempre di più a Nino. Questa vicinanza con il ragazzo porterà nel cuore della giovane educanda un sentimento del tutto nuovo per lei: l’amore. Esaltata e allo stesso tempo stordita dalla confessione d’amore che le viene fatta da Nino, Maria cade subito in un nuovo stato depressivo quando la matrigna, vedendo in lei profondi cambiamenti nel giro di pochi giorni, le parla con franchezza e le ribadisce la necessità di diventare suora e per renderle le cose più “facili”, le proibisce di avere qualsiasi contatto con persone estranee alla famiglia, compresi i signori Valentini, e quindi con Nino. Il profondo stato depressivo in cui cade l’educanda diventa vera e propria malattia delirante che fa temere addirittura per la sua vita e le cose peggioreranno quando arriverà la notizia che l’allarme dell’epidemia era finalmente cessato.
L’opera si inscrive in un filone di tipo filantropico secondo cui gli scrittori del periodo utilizzavano la loro arte come strumento di denuncia, come mezzo per dar risalto e voce ad una ingiustizia sociale come poteva essere, nel caso di specie, quella della monacazione coatta. Tuttavia, lungi dal proporsi soltanto come mera scrittura di denuncia,”storia di una capinera ” si presenta soprattutto come ricostruzione delicata e attenta di un vissuto, delle intime ragioni e vicissitudini della protagonista, come racconto di un tragico destino. Un romanzo toccante, una lettura armoniosa e scorrevole, da linguaggio elegante e sublime. Un opera adatta a tutti coloro che amano i romanzi struggenti di amori impossibili. Verga riesce a farci vivere le emozioni e i sentimenti che prova la giovane Maria, che riguardano principalmente l’amore profondo che prova per Nino ma anche le preoccupazioni e le angosce e i tormenti che dilaniano la giovane. La “capinera”, una sorta di passero, simbolo trasparente della debolezza dell’indifesa protagonista di fronte alle ingiustizie del mondo, diventa allora la chiave di lettura attraverso cui leggere e sintetizzare al meglio la triste vicenda di Maria, e al tempo stesso un esplicito appello d’intesa che l’autore vuole fare alle lettrici borghesi, da subito identificate come destinatarie privilegiate di queste narrazioni sentimental-patetiche sul “mistero” del cuore umano. È un romanzo pienamente riuscito che ancora oggi, trasmette emozioni forti e nette, provocando una sensazione di soffocamento nel lettore di pari passo con il consolidarsi della clausura della piccola capinera e dell’affievolirsi della sua voce. Una lettura lontana dalle caratteristiche stilistiche del Verga verista, eppure meritevole d’essere conosciuta e assaporata.

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