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venerdì, Aprile 19, 2024

Il diritto di morire. La libertà di ognuno di noi di fronte alla sofferenza

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“Non nego che mi dispiace congedarmi dalla vita, sarei falso e bugiardo se dicessi il contrario perché la vita è fantastica e ne abbiamo una sola. Ma purtroppo è andata così. Ho fatto tutto il possibile per riuscire a vivere il meglio possibile e cercare di recuperare il massimo dalla mia disabilità, ma ormai sono allo stremo sia mentale sia fisico. Non ho un minimo di autonomia della vita quotidiana, sono in balìa degli eventi, dipendo dagli altri su tutto, sono come una barca alla deriva nell’oceano. Sono consapevole delle mie condizioni fisiche e delle prospettive future quindi sono totalmente sereno e tranquillo di quanto farò. Con l’Associazione Luca Coscioni ci siamo difesi attaccando e abbiamo attaccato difendendoci, abbiamo fatto giurisprudenza e un pezzetto di storia nel nostro paese e sono orgoglioso e onorato di essere stato al vostro fianco. Ora finalmente sono libero di volare dove voglio”.

Sono le parole che Federico Carboni, meglio conosciuto come Mario, tetraplegico da 11 anni a seguito di un incidente stradale, ha scritto prima di mettere fine alla sua esistenza. Tre anni fa la Corte Costituzionale sentenziò che  un’ anima e un corpo sofferenti hanno il diritto di morire a queste condizioni: essere tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitali; essere affetto da una patologia irreversibile; avere una patologia che gli procura delle sofferenze intollerabili; essere pienamente capace di prendere delle decisioni libere e consapevoli . Così poi si espresse la Consulta anche nella sentenza: “Questa Corte non può fare a meno, peraltro, di ribadire con vigore l’auspicio che la materia formi oggetto di sollecita e compiuta disciplina da parte del legislatore, conformemente ai principi precedentemente enunciati”. Ciò vuol dire che una persona ha il diritto all’autodeterminazione, non deve “elemosinare” la morte, ma il parlamento è in altre faccende affaccendato. Per quello che conta, ti chiedo scusa Federico e mi vergogno per le sofferenze che una nazione incivile, sotto quest’aspetto, ti ha inflitto per poter morire. Grazie per questa lezione d’amore. Ciao Federico.

Vittorio Alfieri

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