L’encomio di Elena e di Queen Elizabeth. L’apologia della donna cugina di Penelope è un’opera del filosofo sofista siciliano, di Leontini, Gorgia. Il discorso è per il siracusano uno degli esempi più interessanti dell’uso della retorica che riprende nell’orazione le vicende mitologiche di Elena di Troia e la giustificazione del suo comportamento. Ella abbandona il marito, Menelao, re di Sparta, per fuggire con Paride a Troia. Secondo la mitologia omerica questo suo gesto fu il casus belli della famosissima “Guerra di Troia“. Il siracusano analizza con la sua retorica tutte le varie possibilità che hanno potuto spingere Elena a compiere quel gesto. Ne ravvede quattro: per volere del Caso e degli Dei; rapita per forza; convinta da discorsi eloquenti e infine per amore. Nella prima eventualità, Elena è del tutto inerme, le persone non possono sfuggire alle decisioni divine.Se fu rapita, la colpa non può essere della giovane ragazza, bensì del rapitore. Se fu l’eloquenza e dunque la parola, Elena è stata soggiogata. Tale concezione illusoria della parola, come per la poesia, porta Gorgia a scagionare Elena; questa visione è quella propria del filosofo: lo scetticismo o relativismo conoscitivo-o gnoseologico. Il vigore e potere persuasivo delle parole in relazione al contesto, assumono significati diversi, talvolta contraddittori, talvolta ingannevoli. L’ultima possibilità è ancora legata al logos. L’amore -e la bellezza- possono essere persuasivi quanto le parole, ti rapiscono con forza senza possibilità di fuggire. Elena risulta dunque senza colpa. La sua volontà fu soverchiata e soggiogata da forze per le quali lei, indifesa, non poteva far nulla. È deceduta nelle ore scorse la regina della Gran Bretagna, che non si ritiene una sovrana illuminata, bensì attenta alla tradizione e rigida ma comunque credibile, giacché lo è stata con se stessa. Nell’alveo menzionato, come Elena va apprezzata e per motivare l’idea sovviene il testo di Gorgia. Elisabetta è stata monarca per “diritto divino”. Sequestrata per vigore dal “dovere”, lo zio Edoardo VIII abdicò per amore e il padre Giorgio VI morì per un tumore a 56 anni. Lei al compimento dei 18 anni affermò: “Io dichiaro davanti a voi tutti che la mia intera vita, sia essa lunga o breve, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della nostra grande famiglia imperiale alla quale tutti apparteniamo”. Questa intenzione è stata confermata e rinnovata quando, appena due giorni prima di lasciarci, ha conferito l’incarico all’ennesimo primo ministro inglese, Liz Truss. Prima del suo avvento al trono, l’humus in cui crebbe e il logos erano impregnati dalla bontà della monarchia. Per amore di suo padre e della famiglia, era evidente. Sicuramente un’esistenza nel privilegio e per le istituzioni.
Vittorio Alfieri