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sabato, Luglio 27, 2024

Palermo, marginalità e centro storico

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Il centro storico della città di Palermo si snoda nell’area dei quattro Mandamenti: la suddivisione  risale al periodo della dominazione spagnola e denomina i quattro quartieri storici chiamati originariamente Tribunali, Palazzo Reale, Monte di Pietà e Castellammare. L’antico nucleo della città conserva numerosi paradossi contraddizioni ma allo stesso tempo conserva una sua centralità che ha assunto il carattere di “periferia del centro”, vivendo così momenti di alta vitalità ma anche di stagnazione, ed è contenitore e produttore di povertà estreme.

Le migrazioni e l’esodo dei vecchi abitanti e il conseguente nuovo flusso degli anni Sessanta, spaccarono la città in due: da una parte i ricchi sempre più ricchi, dall’altra i poveri sempre più poveri, da una parte gli abitanti dalle ambizioni e aspirazioni borghesi, dall’altra gli abitanti dei “catoi”, i sotterranei-tuguri privi di aria e di luce; due realtà che a lungo hanno costituito il tessuto sociale della città con le sue enormi differenze e disparità, e che tutt’oggi ne porta il peso dell’eredità .

Si venne così a delineare quello che è oggi il centro storico della città di Palermo; gli abitanti sono generazionalmente, socialmente ma anche etnicamente differenti, e oltre ai residenti, vi sono persone provenienti da altri quartieri della città, dalla provincia, da altre provincie siciliane e anche da altri Paesi. L’insediamento degli immigrati provenienti dal Maghreb, dall’Africa subsahariana, da Paesi del Nord Africa (Tunisia, Marocco, Algeria) è elevato e, in misura inferiore ma in costante crescita, dall’Asia.

Sono molte le condizioni di precarietà abitativa e di bassa qualità, caratterizzati da abitazioni con una o due stanze, divenute simbolo anche di promiscuità e di scarsa igiene per la mancanza di dotazione dei servizi nelle case occupate; molte abitazioni sono prive della cucina o dei servizi igienici, dell’acqua calda e di un impianto  di riscaldamento. I segni del degrado e della marginalità si osservano anche dalla composizione familiare, anagrafica e socio culturale, dove si evidenziano fenomeni di elevato disagio sociale e bassi livelli di istruzione: famiglie costituite principalmente da anziani soli, famiglie con genitori separati, famiglie plurinucleari e coabitanti, oltre i casi di detenzione del coniuge, sfratti, e perdite di reddito.

Il tasso di disoccupazione è altissimo e il lavoro è costituito da numerose forme di economia illegale come lavoro in nero e criminalità. Un’altra piaga del centro storico è il fenomeno della prostituzione, specie nelle ore notturne delle zone di via Roma alta e dell’Albergheria; il sesso a pagamento offerto da giovani africane è controllato dai loro protettori che stazionano sul posto con le proprie automobili, e anche se tra gli abitanti delle suddette zone, il rione mostra comunque una certa disponibilità e tolleranza, da parte dei negozianti e dei residenti, si osservano atteggiamenti e opinioni differenti, prevalentemente negativi.

Vive una situazione difficile anche il quartiere della Kalsa, e se da una parte c’è stata la riqualificazione urbana con la ristrutturazione di edifici d’epoca secondo l’antica bellezza del centro storico, il restauro di monumenti di interesse storico e artistico, la localizzazione di manifestazioni culturali promosse dalle politiche comunali, dall’altra, da via Garibaldi fino a piazza Magione, il segno caratteristico è costituito da strutture abitative segnate dal degrado e da una popolazione che vive in condizioni di marginalità e di povertà.

Accanto a questi due tipi di popolazione urbana vi sono anche gli extracomunitari provenienti dalle Filippine, dal Ghana, dalla Costa d’Avorio, dall’Algeria, dalle isole Mauritius e da Capoverde. La diversità sociale ed etnica non determina casi di intolleranza da parte degli altri abitanti del quartiere, anzi, vengono stabiliti rapporti di solidarietà in uno spirito comunitario.

Una maggiore concentrazione abitativa degli extracomunitari si riscontra in via Vetreria e in via Alloro. Numerosi edifici, anche chiese sconsacrate, vengono occupati abusivamente e vengono trasformati in magazzini, botteghe, e data l’irreperibilità dei proprietari, difficilmente vengono liberati.

In questo contesto di povertà e degrado sociale, molto importante è il rapporto degli abitanti con i centri di assistenza e di volontariato del quartiere: la richiesta di alimenti e di vestiario non sempre può essere pienamente soddisfatta e ciò genera conflitti con chi li eroga, e Molto spesso, a far fronte sono le Suore Missionarie della Carità e numerose associazioni di volontariato che garantiscono servizi di accoglienza per indigenti e senza fissa dimora, e per i bambini della zona per attività di doposcuola e di animazione.

Il centro storico di Palermo fino a ora sopravviveva, ora vive, e affinchè questo risultato sia soddisfacente, occorre che in esso si viva meglio e non soltanto per il consumare ma anche per l’abitare, il lavorare, il socializzare.

La ricchezza del centro storico di Palermo è un bene universale che deve essere reso fruibile dal maggior numero di persone; deve coniugarsi con la ricchezza sociale e con una piena cittadinanza, abitando e lavorando, con le proprie risorse di fatica, di speranza, di solidarietà, di partecipazione, e le istituzioni hanno in definitiva la responsabilità di farlo vivere.

Rosalba Pipitone

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