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sabato, Ottobre 12, 2024

Divi, amarcord, starlet, rime facili, dischi, fiori e tormentoni. Come il Festival di Sanremo è diventato parte della cultura italiana

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Immancabile Sanremo. Il Festival per antonomasia è ormai ben più di una manifestazione canora. Accompagnando da vicino la storia italiana, dal dopoguerra ad oggi, è diventato uno specchio della nostra società, parte della nostra cultura, della quale ci offre un po’ il riflesso. Mutuando una locuzione del primo cittadino marsalese, è un “contenitore culturale”. Dal 1951 ad oggi il Festival di Sanremo è l’appuntamento fisso dell’inverno italiano, lo specchio pop che riflette la nostra società, la nostra cultura: grazie alla sua forma, instabile ma flessibile, in continua trasformazione, ha saputo cambiare e adeguarsi alla società e ai tempi, senza rinunciare alle immancabili reazioni e polemiche, ma senza fossilizzarsi e morire, cambiando il format. Da 72 anni accompagna alcune nostre fredde serate. Finanche l’anno scorso in piena pandemia e senza spettatori. Non ci si avventura a commentare le canzoni, non si hanno le competenze. Lo si fa per lo spettacolo nel suo insieme. Mattatore assoluto come l’anno scorso Fiorello e forse, esagerando, il canone RAI per quest’anno è stato ripagato. Inizia Achille Lauro nell’outfit molto Billy Idol. Il suo finto battesimo è a rischio di “scomunica” e già nelle ore precedenti l’apertura della kermesse il vescovo della città dei fiori aveva consigliato sobrietà… Altro momento significativo è stata l’esibizione dei Maneskin ,ospiti dopo il successo del 2021, vincitori dell’Eurofestival e gruppo d’apertura del concerto dei Rolling Stones a Las Vegas con il ringraziamento di Mick Jagger. Band giovane: il frontman Damiano David ha solo 23 anni. In gara due mostri sacri Gianni Morandi e Massimo Ranieri, lodevole il desiderio di mettersi in discussione con l’umiltà dei grandi. Stasera si replica. Immancabile Sanremo.

Vittorio Alfieri

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