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sabato, Luglio 27, 2024

I sorrisi grotteschi nelle maschere di Yves Decamps

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YVES DECAMPS nasce nel 1976 in una piccola città vicino ad Anversa, in Belgio. Ha iniziato a studiare fotografia mentre frequentava ancora le superiori, successivamente ha continuato gli studi presso la St. Lukas Superior School for Visual Arts di Bruxelles, dove ha conseguito la laurea specialistica in fotografia nel 2002. Non essendo molto interessato al lato artistico, ha trascorso più tempo alla fotografia documentaristica e ai reportage.

Inizia a viaggiare e qualche anno dopo incontra quella che è adesso la sua attuale moglie in Perù dove ancora vive con le sue due figlie. Nel 2011 pubblica un piccolo documentario e un fotolibro satirico sul Perù. Impara anche a disegnare e dipingere. Anche se i suoi lavori sono tutti dipinti a mano, fondamentalmente sono collage o fotomontaggi: per Decamps  la vernice e i pennelli sono solo strumenti e si vede più come un editor fotografico, modifica le immagini che trova su Internet e le converte in uno strumento con cui possa comunicare, trasmettere qualcosa. bA volte sente una frase di una canzone o di un film, un frammento di una conversazione che sente al supermercato, un commento su Facebook, un ritratto di qualcuno su Internet e comincia a immaginare come l’immagine possa essere più interessante e poi inizia a mescolare su Photoshop. Come titolo provvisorio per tutto il suo lavoro, usa il termine Normalicide (che è anche il nome della sua pagina fan Facebook).

“Quello che cerco sempre di fare è esplorare -afferma Decamps- o addirittura superare i confini di ciò che viene chiamato normale nella nostra società. Vivo in Sud America da quasi 13 anni, ma la mia più grande influenza è ancora il mondo da cui provengo. La cosa interessante è che non vivo più in quel mondo e osservo tutto da lontano, filtrato attraverso Internet”.

Nella regione andina l’uso delle maschere durante le feste folcloristiche è molto diffuso. La maggior parte della maschera nella regione del Cusco in Perù ha queste grandi e sature bocche sorridenti. “Li adoro semplicemente. I volti che dipingo non sono realmente volti -continua Decamps- funzionano più come una maschera. Tentano di nascondere una situazione potenzialmente terribile e penso che sia qualcosa che sta accadendo continuamente nella nostra società. Sui social media è quasi un obbligo mostrare quanto sia perfetta la tua vita. Bambini geniali, ottimi lavori, super cibo, un bel corpo. Le grottesche bocche sorridenti nei miei quadri sono un riferimento a questo fenomeno”.

Alla domanda se le sue opere d’arte riflettano in qualche modo la tua personalità, Decamps dice che tende ad avere una personalità piuttosto nevrotica.

“Il processo artistico ha un deflusso, è quasi una specie di terapia per me. Pertanto, sì, sono sicuro che le mie opere d’arte riflettano la mia personalità. I volti della mia arte sono basati su fotografie di persone reali, ma quasi sempre cancello il loro viso o ne combino parti reciprocamente. Normalmente inizio a lavorare su qualcosa, a partire da una frase che alla fine diventa il titolo dell’opera. Quindi inizio a cercare immagini per costruire l’idea. Le persone o i volti nei miei quadri funzionano semplicemente come manichini”.

Rosalba Pipitone

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