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venerdì, Maggio 17, 2024

Guerre e conflitti (più o meno dimenticati), non è Natale per tutti

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Senza blasfemia. Tra poche ore, come da 1800 anni, si celebrerà il Santo Natale. Il primo a parlarne fu il santo apologeta Ippolito di Roma, nel commentario a Daniele, che testimonia la datazione diffusa fra i cristiani della nascita del Salvatore, commemorata già dai primi cristiani il 25 dicembre. Ecco il suo testo a tal proposito: “Riguardo alla prima Venuta del Salvatore nella carne, quando nacque in Betlemme, occorre sapere che avvenne otto giorni prima delle calende di Gennaio -25 dicembre-, il quarto giorno della settimana -Giovedì-, quando Augusto regnava già da quarantadue anni -2 o 3 a.C.-. Dal tempo di Adamo erano passati cinquemilacinquecento anni. Egli, il Cristo, soffrì a trentatré anni, otto giorni prima delle calende di Aprile -25 Marzo-, nel giorno della Preparazione, durante il quindicesimo anno di Tiberio Cesare -29 o 30 d.C.-, insieme con Rufo, Rubellio e quando Gaio Cesare e Gaio Celestio Saturnino erano consoli per la quarta volta”. Stabilita la genesi della ricorrenza, quello che ci apprestiamo a vivere, assorti nel cenone di Natale, a 73km dal luogo della Natività, a Gaza muore un bambino ogni dieci minuti-fonte OMS-, sarà cruento. Necessita ricordare che quello in Palestina non è l’unico conflitto, ne esistono nel mondo altri 58- Ucraina, Siria, Darfur, Kashmir per citarne alcune. Senza blasfemia, anche questo sarà l’ennesimo Natale di sangue.

Vittorio Alfieri

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