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domenica, Maggio 19, 2024

“Il corpo è mio e lo gestisco io”

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25 Novembre, ricorrenza annuale della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Nei giorni in cui la nazione è turbata per l’ennesima morte di una donna e quest’anno sono 106, l’Istat in un report antecedente al Covid-19 ha informato che il 31,5% delle donne 16-70enni -6 milioni 788 mila- ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, gli aspetti più gravi di quest’ultima, come lo stupro, sono -652 mila- il tentativo -746 mila-, di quanto questi abomini siano in relazione alla cultura del patriarcato, che si esplicita anche nella disparità salariale, di carriera, di responsabilità quasi esclusivamente delle donne sull’accudimento della famiglia. Negli anni Settanta, migliaia di donne in Italia e in Europa scesero in piazza per protestare accomunate dallo stesso gesto: con le mani congiunte, a formare il simbolo del sesso femminile, rivendicarono con forza e come mai prima di allora il diritto di vivere una sessualità libera e di riappropriarsi del loro corpo. Il bisogno di dare visibilità e forma tangibile alla rimozione del genere femminile. Sul piano della sessualità, del lavoro e dell’immagine delle donne. Il movimento fu la lotta radicale alla cultura patriarcale delle società capitaliste.

Attraverso il contributo di militanti femministe, sociologhe, antropologhe, filosofe, storiche dell’arte, fotografe e registe, appartenenti a generazioni diverse. Solo nell’agosto 1981, grazie principalmente al rifiuto, quindici anni prima, dell’alcamese Franca Viola di accettare il matrimonio riparatore dopo essere stata stuprata, quest’ultimo sarà cancellato insieme al delitto d’onore dalla legislazione italiana. Una legge che considerava ancora la donna proprietà dell’uomo, priva di qualsiasi volontà e libertà di scelta. E solo nel 1996 verrà approvata la nuova norma sulla violenza sessuale, reato non più contro la morale pubblica ma contro la persona. Dopo rispettivamente 42 e 27 anni dal riconoscimento dei reati di cui sopra, si è tornati quasi all’anno zero: famiglia, scuola, classe dirigente economica e politica, pervenuti blandamente -perifrasi- sul debellamento del maschilismo e patriarcato.

Vittorio Alfieri

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